giovedì 31 dicembre 2015

Alchechengi

Prima di leggere il libro di mia mamma non avevo mai sentito questo nome, e voi? Questa pianta, il suo fiore e i suoi semi mi hanno molto incuriosita, così ho deciso di condividere qualche informazione con voi lettori e visitatori del mio blog. Il nome è già curioso Physalis alkekengi, non avendo una pianta in casa prendo la foto dal web.
Physalis è un termine che deriva dal greco e significa vescica; il nome della specie alkekengi, invece è stato ripreso da un termine arabo che deriverebbe dal persiano. In Italia è detto popolarmente chichingero.
Originario dell'Europa centrale e dall'Asia occidentale, Dioscoride lo elenca fra le piante terapeutiche. La sua struttura colpì la fantasia dei cultori della medicina alternativa quando, nei secoli XVI e XVII, ci fu l'avvento della teoria della segnatura, una singolare dottrina medico-farmacologica propugnata da
Paracelso, per cui le piante testimoniavano la loro efficacia nella cura delle malattie con un segno particolare.
Per l'alchechengi fu subito individuata, nella forma dei palloncini, la somiglianza con la vescica e così la bacca tondeggiante venne usata per curare le infiammazioni di questo organo del corpo umano.
Il posto conquistato dall'alchechengi in fitoterapia è rimasto saldo nel corso del tempo mentre, dal punto di vista alimentare, il suo utilizzo risale al secolo scorso quando le sue bacche cominciarono a essere usate come frutta. Vale la pena ricordare che, in Francia, per la forma e la dolcezza del gusto, è detto amore in gabbia.
CARATTERISTICHE E PROPRIETA'
Si tratta di una pianta erbacea perenne con radice strisciante e molto invadente, appartenente alla famiglia delle Solanacee. Il fusto è generalmente eretto, leggermente peloso e angoloso, non ramificato; supera il mezzo metro di altezza e può raggiungere anche i 90- 100 cm.
Le foglie, appuntite, sono opposte o sparse, o anche alterne, hanno gambo evidente, base a cuneo, contorno ovale o romboidale e margine largamente e irregolarmente dentato. La superficie è leggermente pelosa e di scarsa consistenza.
I fiori si aprono da maggio ad agosto e spesso sono presenti quando maturano i frutti. Hanno una piccola corolla a cinque lobi, color avorio, si trovano isolatiall'attaccatura delle foglie e sottolineati da un calice verde intenso che si accresce, dopo la fecondazione, saldando i suoi cinque lobi.
Il frutto è una piccola bacca, soda e liscia; contiene numerosi semini e diventa rosso-arancio a maturazione, accordando il suo colore a quello del calice rigonfio che lo circonda.
L'alchechengi cresce al limitare dei boschi, lungo le stradine, nei prati umidi ma senza ristagni. Nell'Italia è frequente nel settentrione, poco comune al centro e nelle isole e non vi sono segnalazioni per il meridione.
I frutti, privati del calice, si possono far essiccare in forno mentre le foglie devono stare a lungo in un luogo ombroso e ventilato. I primi si conservano in vasi di vetro, le seconde in sacchetti di carta o tela.
La pianta contiene molta vitamina C, provitamina A, acido malico, un alcaloide chiamato fisalina, una sostanza amara, tanninie mucillagini, e possiede proprietà depurative, diuretiche, antiuriche e lassative.
UTILIZZO
Oltre che fresco l'alchechengi è impiegato per la preparazione di gelatine, marmellate e sciroppi; conservato sott'aceto, con erbe e semi aromatici, si consuma allo stesso modo dei cetrioli.
Ha poi alcune applicazioni nell'industria liquoristica e in pasticceria, preparato in vari modi, tra i quali è classica la ricopertura al cioccolato, con il calice rovesciato all'indietro.
Marmellata di alchechengi: tagliate a pezzi un chilo di frutti e ricopriteli con 800 grammi di zucchero e il succo di un limone. Poneteli in un vaso ermetico per 12 ore e poi in una pentola di rame con la scorza del limone.
Cuocete adagio, mescolando e schiumando spesso, sino alla consistenza voluta.
La fitoterapia usa generalmente la bacca essiccata, ma nella stagione adatta è bene fare uso del frutto fresco.
Decotto depurativo: bollite per cinque minuti mezzo litro d'acqua e dieci frutti. Lasciate riposare il liquido, passatelo e addolcitelo con zucchero o miele. bevetene un bicchierino ogni mattina a digiuno.
Vino depurativo del fegato: fate macerare per 20 giorni in un litro di vino bianco 100 grammi di foglie essiccate e 100 grammi di frutti. Filtrate il liquido in una bottiglia e consumatene un bicchierino mezz'ora prima dei pasti.
Infuso contro le infiammazioni della vescica: mettete in infusione, in una tazza d'acqua bollente, un pizzico di folgie essiccate di alchechengi. Lasciate riposare, filtrate e bevete prima dei pasti principali.
Vi ricordo che non sono un'esperta di erboristeria e di fitoterapia quindi prima di usare uno qualsiasi dei rimedi citati sopra vi consiglio di parlarne prima con un esperto.
Arrivederci e ci sentiamo per il prossimo articolo.

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